Masih Alinejad: «La mia voce e il mio volto per i diritti delle donne in Iran»

La giornalista e attivista iraniana Masih Alinejad è protagonista del documentario Be my voice. Abbiamo incontrato lei, ricercata dal governo iraniana e sotto protezione, e la regista Nahid Sarvestani Persson
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Masih Alinejad mostra sempre il suo volto: è una scelta e una necessità. Vuole e deve mostrarlo perché lei è la voce delle donne iraniane. La sua voce è sempre anche quella di di chi alla propria voce ha dovuto rinunciare. In Be My Voice, documentario della regista Nahid Persson, regista iraniana naturalizzata svedese, Masih Alinejad, giornalista e attivista, racconta la sua battaglia per le donne e contro l’obbligo del velo in Iran. i suo capelli sono un simbolo di libertà.

Anche i fatti di questi giorni in Ucraina dimostrano che basta un attimo per perdere i propri diritti. Masih Alinejad è esempio e guida di un movimento che coinvolge donne in tutto l’Iran. Quello che fa, togliere il velo, è un atto di disobbedienza civile. Dall’esilio, vive sotto protezione negli Usa, non ha smesso di lottare. Dai suoi profili social racconta la sua battaglia e riporta le storie di chi non può farlo direttamente. Be My Voice ha il patrocinio di Amnesty International Italia.

«Questo film vuole dimostrare alla mia gente che una rivoluzione è possibile. Il cambiamento è possibile, ma abbiamo bisogno dell’attenzione del mondo, della politica e dell’opinione pubblica dei paesi occidentali. Vediamo che il regime va avanti grazie alla politica occidentale. Le donne iraniane hanno il coraggio di opporsi al regime, ma devono sentire il sostegno delle loro sorelle occidentali che, se vanno in Iran e mettono il velo, annullano gli sforzi fatti» spiega la protagonista che parla per l’Iran, di un apartheid di genere.


Attraverso i social a Masih Alinejad arriva ogni giorno un’ondata di dolore. «C’è stato un giorno in cui ero sopraffatta da questo dolore e chiedevo di fermare le riprese. Ho fatto del mio dolore la mia forza. Ricevo video di donne che sono state arrestate per essersi tolte il velo, di persone condannate a morte. Sono le loro madri a mandarmi i video come quella di un pugile che è stato giustiziato nonostante avesse solo protestato pacificamente. Quello che io posso fare è essere la voce anche di chi è morto». 

A chi le chiede se non si sente in colpa visto che chi la segue è perseguitato dice che vuole continuare a essere la loro voce, questo non la rende colpevole. «Ci sono tante Rosa Parks, tante suffragette». Il documentario racconta il percorso di Masih Alinejad nella battaglia per i diritti delle donne iniziata come giornalista parlamentare in Iran e poi continuata negli Usa. Ci sono, nel film, i video che le arrivano, i gesti di disobbedienza civile in Iran, come lo scoprirsi il capo, ma anche le proteste di piazza contro il governo. Il messaggio lo rilancia la regista Nahid Persson: «L’Occidente non deve essere amico della Repubblica Islamica, deve sostenere i diritti universali».

«L’Occidente ha paura di tagliare i contatti con l’Iran perché teme che diventi una seconda Corea del Nord» spiega Masih, «in realtà questo già succede. Non mi interessano solo i diritti delle donne in Iran, ma per democrazia e libertà in tutto il mondo. Il governo iraniano ha messo mio fratello in prigione, ha interrogato mia madre, ha minacciato di 10 anni di prigione chi mi manda i video. Io rappresento l’Iran, tutte le persone nel mio paese vivono questo ogni giorno».


A portare Be My Voice nelle sale italiane sarà la Tucker Film insieme al Pordenone Docs Fest – Le Voci del documentario, dove ha conquistato il Premio del pubblico. La data scelta per l’uscita è, simbolicamente, lunedì 7 marzo, alla vigilia della Giornata internazionale della donna.

ᴠᴀɴɪᴛʏꜰᴀɪʀ

La giornalista e attivista iraniana Masih Alinejad è protagonista del documentario Be my voice. Abbiamo incontrato lei, ricercata dal governo iraniana e sotto protezione, e la regista Nahid Sarvestani PerssonCHIARA PIZZIMENTI Masih Alinejad mostra sempre il suo volto: è una scelta e una necessità. Vuole e deve mostrarlo perché lei è la voce delle donne iraniane. La

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